Il teschio parlante

Il teschio parlante

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Il teschio parlante


Una buona azione può dare il via ad una catena di stravaganti e inquietanti avvenimenti...

C'era una volta un monaco compassionevole e di buon cuore, conosciuto col nome di Doutou
Questi abitava in un bel tempio nei dintorni del monte Nara, in compagnia del suo fedele discepolo Manryo. Un giorno i due uomini camminavano lungo la valle che si trova sotto il monte, mentre il maestro si stava guardando intorno, quasi accidentalmente vide un teschio rotolare lì vicino. Questo sembrava essere stato davvero molto trascurato, era infatti completamente ricoperto di fango e portava ancora dei piccoli brandelli di carne, possibile che i precedenti passanti non avessero esitato a calciarlo ?
Dopo un po', Doutou si girò verso il suo discepolo: "Guarda questo povero teschio, chissà a chi mai sia appartenuto. La gente ha continuato a maltrattarlo, nonostante sia morto. Il minimo che possiamo fare, per proteggerlo da questi empi comportamenti, e di posizionarlo sotto un qualche albero, al riparo da altri piedi". Seguendo ciecamente l'ordine del suo maestro, Manryo prese il teschio e lo pose sotto un albero lì vicino, celandolo sotto qualche ramo. Tutto questo accadde una sera quando l'anno stava giungendo al termine. 

Non molti giorni dopo, un uomo bussò alle porto del tempio, chiedendo che fosse ammesso nell'edificio. Cortese e dalle modi gentili e raffinati domandò :"Sono umilmente sceso dalle montagne, con la richiesta di vedere con i miei occhi colui che chiamano Manryo. Mi potreste fare il piacere di portarmi da lui ?". Visto il suo comportamento e la sua cortesia, la sua richiesta fu accontentata e dopo pochi minuti si ritrovò nella stessa stanza del discepolo. "Sono un uomo che ha un profondo debito nei vostri confronti. Mi piacerebbe ripagarvi appropriatamente, ma al momento non ho niente con me, per tanto vi invito a seguirmi fino a casa mia, dove potrò ricompensarvi come meritate" disse l'uomo. Da prima Manryo non riusciva a capire che cosa intendesse l'uomo, ma, dati i suoi modi e il suo entusiasmo, capì che si trattava di un uomo sincero. " Come posso negare ad un uomo onesto una richiesta ? Sarò ben felice di seguirvi fino alla vostra dimora". Poco minuti dopo i due si lasciarono alle spalle le porte del tempio.

Arrivati alla casa dell'uomo, Manryo si ritrovò davanti ad un immenso banchetto. "Prego, prendete solo ciò che preferite e in grande quantità" così l'uomo invitò il discepolo, continuando a portare in tavola nuovi e invitanti piatti. Manryo tentò di chiedere, in che modo lui avesse potuto svolgergli un servizio che meritasse una così grande ricompensa, ma l'uomo sembrava non volerne parlare e ogni volta gli offriva nuove pietanze. Alla fine, davanti l'insistenza del padrone di casa, il giovane discepolo cedette alla tentazione e iniziò a mangiare di gusto. "Sentirò la motivazione alla fine della cena" pensò Manryo mentre provava tutti quei piatti che non aveva mai neanche visto.

Trascorsa qualche ora, Manryo stava cercando di riposarsi, sul tavolo si erigeva un'impressionante pila di piatti. Finalmente era giunto il momento di sapere il motivo di tutto ciò, ma la lingua del discepolo si fermò quando notò che il suo anfitrione aveva, tutto dun tratto, assunto un colorito viola.
"Onorevole Manryo" disse ad un tratto l'uomo "Mio fratello che mi ha ucciso è tornato a casa, dobbiamo andarcene al più presto". Il discepole era incredulo alle parole dell'uomo e chiese un chiarimento. L'uomo allora iniziò la sua storia:

" Anni or sono, quando ero ancora in vita, io e mio fratello decidemmo di investire in un certo affare.
Io riuscii a guadagnare un po' d'oro, mentre a mio fratello non andò altrettanto bene e non guadagnò niente. Geloso e avido, decise scelleratamente di uccidermi, appropriandosi così del mio oro, e buttare il mio povero cadavere nella foresta. Passò così tanto tempo che del mio povero corpo non rimase nient'altro che il teschio, che i viandanti non esitavano a calciare come se fosse giusto una scocciatura. Era terribile. Fortunatamente un giorno, voi, gentilmente, avete posato il mio teschio in un posto sicuro. Non sapevo come ringraziarvi, così decisi di farvi venire nella mia casa per un succulento banchetto."

Spaventato dalla storia, il monaco si immobilizzò dalla paura e quando si riprese sentì dei passi che si stavano avvicinando. Tentò allora di uscire velocemente, ma era troppo tardi e una luce comparve alla porta della stanza. "Aaaah ! Un monaco ! Cosa ci fate nella nostra casa ?" la voce però non apparteneva ad un uomo e girandosi, Manryo si ritrovò davanti alla madre e al figlio dell'assassino.
Era inutile nascondergli qualcosa, così l'uomo ripeté tutta la storia nei minimi dettagli. La donna fu scioccata dall'udire quella storia, così diversa da quella che il figlio gli aveva raccontato, infine guardò il nipote e disse "Tuo padre è una terribile persona! Prega per lo spirito del tuo povero zio e fai ammenda per i peccati di tuo padre!". Il bambino obbedì e tenne così viva la memoria dello zio. 

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