Oiwa
Tra le storie di fantasmi del paese del sol levante é davvero difficile trovarne una più triste e inquietante di quella di Oiwa...
In un antico villaggio del giappone feudale viveva una bellissima donna di nome Oiwa.
La giovane si era sposata da qualche anno con un uomo di nome Iemon, costui non era altri che un samurai che aveva perso, tempo prima, il suo padrone, un ronin. Non si sapeva molto del suo passato, ma ci mise tanto impegno nel corteggiare la donna che questa si innamorò perdutamente di lui.
Il padre non avendo nulla da ribattere concesse la mano della figlia all'uomo, ma col tempo, sospettoso riguardo il passato dell'uomo, decise di investigare. A distanza di anni riuscì a scoprire vari crimini nel passato dell'uomo e decise di confrontarlo. Ma Iemon, durante il litigio, non esitò a uccidere il suo suocero e a dare la colpa ad un misterioso assassino. Arrivò persino al punto di
giurare a Oiwa che avrebbe vendicato l'omicidio ! La donna turbata dalla morte del padre e persa nell'amore per il marito gli credette senza alcun dubbio. Col tempo però i soldi finirono e Iemon fu costretto a trovarsi un lavoro diverso dal samurai. Dopotutto le bocche da sfamare stavano aumentando, Oiwa, infatti, era incinta. All'uomo però quella vita in povertà non piaceva e si mise a girarsi attorno alla ricerca di possibilità e, sfortunatamente, i suoi occhi si posarono sulla figlia del ricco vicino. Ben presto i due uomini si incontrarono e il ricco signore gli rivelò che non avrebbe avuto alcun problema nel concedergli in sposa la figlia, che se ne era invaghita, ma che naturalmente ciò non poteva succedere finché Oiwa sarebbe rimasta in vita. Da quel giorno una malsana idea si fece largo nella mente del ronin...
Ultimamente Oiwa soffriva di parecchi dolori, non era una gravidanza facile, e prendeva delle medicine per lenire il dolore. Col tempo la giovane donna si era sempre di più rinchiusa nella sua stanza dalla quale difficilmente usciva. Unico suo contatto con il mondo esterno era il fedele Kohei, un servo, che la vegliava giorno e notte. Iemon si diresse in una vicina farmacia, "ho bisogno di un veleno molto potente" disse al farmacista "la mia casa é invasa da topi". Il farmacista gli credette e consegnò all'uomo un sacchetto pieno di veleno. Ora che aveva il veleno poteva realizzare il suo piano ! Ma Iemon, che non era stupido, somministrò lentamente il veleno in varie portare che la moglie mangiava. Questa iniziò rapidamente a peggiorare e inizialmente diede la colpa alla malattia.
Con i giorni però il suo bel viso iniziò a imbruttirsi, i suoi lunghi capelli neri cadevano in gran quantità e grosse protuberanze le pensavano sui suoi piccoli occhi.
La donna però era rimasta all'oscuro di ciò che era diventata, finché, un brutto giorno, uno specchio non le rivelò l'orrore.
Presa dallo sconforto la donna iniziò a capire che era stata avvelenata e, quando capì che non poteva essere altri che il marito ad averlo fatto, si tolse la vita. Il fedele Kohei però accorse nella camera della sua signora e capì cosa era successo. Iemon tornando a casa capì che il suo piano era finalmente riuscito e immediatamente accusò Kohei dell'avvelenamento della donna. Come punizione per "l'orrendo crimine" Iemon inchiodò l'uomo e la donna sulle due parti di una porta e li gettò nel fiume.
Finalmente Iemon e la sua nuova fiamma avrebbero potuto sposarsi ! Infatti, poco dopo il periodo di lutto i due stavano giusto celebrando una piccola cerimonia domestica quando Oiwa dall'oltretomba si vendicò del marito. Sotto il velo della giovane sposina infatti si nascondeva il viso deformato di Oiwa ! Iemon, spaventato dalla terribile apparizione, non esitò a sguainare la sua katana e a decapitare la sua nuova sposa, ma una volta che la testa toccò il pavimento riprese le sue normali sembianze. Subito, il padre della giovane sposa, corse per vedere cosa stava succedendo, ma Iemon, a cui era apparito come Kohei, uccise anche lui e, ancora confuso, inizio a scappare...
Passarono giorni e dovunque il ronin andasse non trovava che lo spettro della moglie, nel fiume rivedeva la porta dove l'aveva inchiodata, il fumo delle capanne si trasformava nei suoi capelli.
Riusciva persino a vederne lo spettro fuoriuscire dalle lanterne che illuminavano la sua strada.
... Confuso e disorientato scappava da luogo in luogo senza fermasi mai, ormai aveva perso il senno e non c'era niente in cui non rivedeva quello spirito. Un giorno il fratello di Oiwa lo incontrò, ormai questi non era altri che l'ombra di se stesso... di un uomo che aveva fatto così tanto per divenire qualcuno non era rimasto che una figura gracile e grigia. Un rapido colpo di katana, mosso sia da compassione che da vendetta, mise fine a tutta quella triste storia.
Tra le tanti versioni di questa storia ho voluto raccontarvi questa, ma se ne siete incuriositi ne esistono molte altre versioni che vi invito a cercare sulla rete o a richiedermi.
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