"L'uomo che fischia"
E' da tanto che non vi porto una bella storia dell'orrore, ma con questo caldo, come si può rinunciare ad avere qualche brivido ? Eccovi quindi una nuova storia, direttamente dal folklore latino-americano, la leggenda de "L'uomo che fischia".
Si narra che in una casa sperduta tra le Ande, vivesse un tempo un giovane ragazzo viziato con la sua famiglia. Il ragazzo, nonostante la sua famiglia non fosse benestante, non era raro fare insolite richieste ai suoi genitori, che facevano tutto ciò che era loro possibile per esaudire quei capricci.
Uno sfortunato giorno, il ragazzo disse che aveva voglia di carne di cervo e chiese al padre di andarlo a cacciare. Il padre acconsenti all'ennesima richiesta e si preparò per andare a caccia.
Le ore passarono e l'uomo non sembrava più tornare, man mano che le lancette scandivano lo scorrere del tempo, più l'impazienza del giovane cresceva, sempre di più, senza fine.
Diverse ore dopo, stanco di aspettare, il ragazzo decise di incamminarsi verso il luogo in cui suo padre era solito cacciare, lungo la strada però trovò suo l'uomo che faceva ritorno a casa... ma con un sacco completamente vuoto. Infuriato dal fallimento del padre, il ragazzo non esitò a ucciderlo sul posto e, con il suo stesso coltellaccio, lo tagliò in tanti piccoli pezzi che poi mise nel suo sacco.
Tornato a casa, il giovane non esitò a portare il sacco in cucina e a chiedere alla madre di cucinarne il contenuto. Vane furono le domande della donna sulla sorte del marito e, una volta aperto il sacco, non ci mise molto a capire il terribile destino toccato all'uomo. In men che non si dica, la donna convocò suo padre nella casa.
Uomo terribile il nonno di quel ragazzo, un vecchio esperto nel lanciare maledizioni, quest'ultimo non esitò, dopo che la figlia lo aveva implorato, di usare tutte le sue conoscenze contro il suo stesso nipote. Passò ore a torturarlo, legato ad un albero, il giovane subì ogni sorta di punizione il vecchio avesse in mente e infine fu slegato. Con un tonfo cadde a terra, sporco di sangue e fango, e in quel momento il vecchio gli gettò il sacco imbrattato di sangue addosso. Gli occhi del vecchio si fecero ancora più terrificanti quando gli intimò di andarsene portando con se quel sacco, mentre la madre gli porse un vecchio e logoro cappello. Che fosse l'ultimo gesto caritatevole di una madre o qualcos'altro, si trattava dopotutto del cappello di suo marito, non fu dato saperlo al giovane, che stremato prese tutte e due quegli oggetti e si diede alla fuga. Dopo pochi passi si fermò a controllare il sacco che sembrava contenere qualcosa, una volta aperto scoprì al suo interno le ossa di suo padre, ma non ebbe neanche un attimo per riflettere su ciò, a breve distanza sentì il latrato di alcuni cani, latrato che conosceva molto bene, quelli erano gli stessi cani che la sua famiglia era solita allevare. Ancora dolorante per le ferite cercò di allontanarsi quanto poteva, mentre sentiva i cani farsi sempre più vicini.
Qui finisce la storia di quel giovane ragazzo viziato, non si sa quale destino abbia avuto, che i cani l'abbiano sbranato ? Che sia riuscito a fuggire ? Sta di fatto che da quel giorno una triste figura vaga per le campagne. Una figura malconcia con un cappello logoro in testa e che porta un sacco sulla schiena. Alto, ma curvo per il peso del suo sacco sembra instancabile, gira solo di notte e si dice che alle prime luci dell'alba fugga, spaventato, come se fosse inseguito da qualcosa. Ma c'è qualcosa di più inquietante della sua figura. Si dice infatti che non esiti a uccidere che incroci lungo il suo cammino, che prediliga come sue vittime donne, bambini e uomini ubriachi. Si racconta che questa figura si annunci alla sua vittima in modo peculiare, quest'essere infatti è solito fischiare mentre cammina. Se il fischio è vicino vuol dire che quest'ultimo è lontano, mentre un fischio lontano... beh... è il suo modo di avvisare la sua prossima vittima di cominciare a correre...
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